Creatività nel settore assicurativo

Creatività nel settore assicurativo (5)

Dopo due giornate di ragionamenti e di "ascolto" delle proprie emozioni, i ragazzi hanno deliberato!

Per loro è molto importante: l’amicizia, la crescita personale ed il coraggio.

E’ venuto fuori uno spaccato molto interessante della Generazione X, sedicenni alla conquista del mondo: sono curiosi, hanno voglia e coraggio di mettere e di mettersi in discussione, di conoscere, di sapere, di scoprire. Desiderano più civiltà e rispetto. Trovano negli amici un pezzo di questo mondo ma guardano alla famiglia con amore e dedizione inaspettata.

Che bello è stato sentirli parlare, esprimersi e ascoltarsi!

Quei “magici” quadratini colorati che vedete sul tavolo, hanno sortito lo stesso effetto qualche mese fa. Vi racconto come è andata.

Erano i primi giorni di marzo, la giornata iniziava con una incontro di lavoro e arrivati notiamo il tavolo della sala riunioni invaso da tanti quadratini colorati. Stavamo per iniziare una riunione informale, fuori dagli schemi, addirittura divertente e organizzata per un motivo davvero insolito.

 

La riunione inizia e l’esordio del “capo” è stato:

“Cosa è davvero importante per ognuno di voi? Riusciamo a soddisfarvi?

Mi sono detto che mettervi a conoscenza del perché io faccio il mio lavoro potrebbe svelare ad ognuno di voi se davvero vale la pena di lavorare al mio fianco. Vorrei provare a capire quale è il nostro grado di affinità, sintonia, se per noi incontrarsi è un vero piacere, così come alzarsi la mattina e mettersi al lavoro. Se siamo consapevoli di dove stiamo andandando e se si tratta della medesima direzione.

Credo che anche per i nostri clienti sarebbe più importante sapere perché facciamo il nostro lavoro e non cosa facciamo e come. Se il nostro perché loro lo condividessero, lo sentissero come importante, giusto, allora anche loro percepirebbero affinità, sintonia, che la pensiamo come loro e che quindi ci si può fidare.

Ma come si fa a capire questo perché? Ho riflettuto a lungo e credo che ci si debba interrogare sui valori che per ognuno di noi sono importanti.”

 

Ed ecco che entrarono in gioco i quadratini colorati ognuno dedicato ad un valore: amicizia, crescita personale, famiglia, rispetto, lealtà, salute, coraggio, serenità e tanti altri.

Ognuno li ha ordinati davanti a se, dividendoli tra quelli molto importanti sino a quelli raramente importanti. E’ stato difficile, perché non sono domande che uno è abituato a farsi o che si pone tutti i giorni. Eppure i valori in cui crediamo hanno un ruolo importante nella nostra quotidianità, al lavoro come nella vita privata. E' quello in cui crediamo che ispira negli altri una precisa percezione di noi e che dicono praticamente chi siamo davvero, nell’intimo.

Vi è mai capitato di sentir dire qualcosa su di un vostro amico e di rispondere “no, non è possibile che lo abbia fatto!”, e quindi lo avete difeso, spingendovi sino a prendere una posizione di cui eravate talmente sicuri che difficilmente sareste stati disposti a retrocedere?

A me è successo quando una pattuglia di carabinieri che mi aveva fermato per il controllo dei documenti dell’auto (di mio padre) aveva affermato che non era stata fatta la revisione. Ero sicura che non poteva assolutamente essere vero! Perché mio padre crede fermamente nel rispetto delle regole e della legge, nell'organizzazione e nella precisione.

Avevo ragione! infatti trovammo l’annotazione nascosta nella piega del libretto!

Anche per poterci fidare di qualcuno dobbiamo sentire di conoscerlo e di “pensarla” allo stesso modo. E’ chiaro che quest’ultimo aspetto a volte lo ritroviamo e altre no.

Allo stesso modo è impossibile piacere a tutti, perché ci sono persone più simili a noi con le quali entriamo subito in sintonia e altre semplicemente diverse.

Tornando ai quadratini colorati che affollavano il nostro tavolo da riunione, sapete cosa abbiamo scoperto?

Che pur essendo in tanti eravamo persone molto simili, accumunate dal voler essere sereni e dare serenità, dal voler essere ascoltati e offrire ascolto, dal voler essere guidati ed essere una guida, dal voler essere stimolati e stimolare.

Inoltre ci siamo sentiti più vicini, ci siamo addirittura emozionati, perché non era mai successo prima che parlassimo di noi con così tanta intimità. E’ stata davvero una bella esperienza, che ci ha anche dato, delle dritte per panificare tutta una serie di attività che avrebbero potuto consolidare, fuori e dentro la nostra agenzia, quello che per noi era risultato davvero importante e che esprime la nostra essenza, il nostro modo di essere persone nel mondo.

Se vi fa piacere in basso c'è il link per il download dei nostri valori. :-) C'è un video molto interessante sull'argomento e che ha entusiasmato i ragazzi del Liceo Marconi di Sassari. Per visionarlo clicca qui  (puoi selezionare i sottotitoli in italiano)

 

Le assicurazioni oggi stanno vivendo un paradosso, sottolinea nell'intervista, Isabella Fumagalli, amministratrice delegata, della compagnia assicurativa del gruppo BNP Paribas.

Storicamente non sono mai state particolarmente tech, mentre attualmente sono tra le industrie più coinvolte dallo sviluppo tecnologico, e potenzialmente sono tra le più favorite nel poter riuscire ad offrire un dialogo nuovo, molto più agile, al suo cliente finale. Secondo la Fumagalli, ogni compagnia, oggi, a prescindere dal suo passato, può rinascere come compagnia digitale.

Molto interessante anche la parte del video in cui descrive la "innovation room" creata in azienda,  per creare circolazione di idee nuove coinvolgendo gli stessi dipendenti e aprendosi alle idee che errivano da fuori, tramite la collaborazione con le Università ma sopratturo con il coinvolgimento di start up selezionate attraverso il proprio canale call4ideas.

clicca qui per il video 

 

Prendersi cura dei collaboratori. Tante ragioni per farlo con gratitudine

L'articolo è di Gabriele Gabrielli - Fondatore e Presidente presso Fondazione lavoroperlapersona


Tirar fuori la voce

Resistere alla tentazione di mollare tutto quando si pensa di non poter far niente per migliorare i luoghi organizzativi in cui lavoriamo. Vale la pena. Grosso modo, chiudevo con questa riflessione un precedente post, La grande tentazione: “attacca il ciuccio dove vuole il padrone”.

Ci sono numerose ragioni infatti per non lasciarsi sopraffare dallo sconforto. Motivazioni che sono più solide per chi ha la responsabilità del lavoro di altri. Quali? E dove prendere la forza per sostenere la fatica del “farsi carico”? Ne L’attimo fuggente il professor Keating invitava i suoi allievi a combattere per tirar fuori la voce, ammonendo che più tardi si comincia “più grosso è il rischio di non trovarla affatto”. La nostra motivazione a prendersi cura dei collaboratori, infatti, può scolorirsi come un capo di abbigliamento nella varichina; un po’ come fa l’acqua quando bagna un foglio scritto con l’inchiostro. E’ un processo lento ma inarrestabile, bisogna fermare in qualche modo lo stillicidio. Per questo, nel chiasso di un'epoca che corre veloce, è importante tornare a interrogarsi sulle ragioni dell’impegno che fonda la responsabilità di ciascuno verso gli altri anche nel lavoro.

Un laboratorio di consapevolezza

E' una discussione che fa bene perchè aiuta a elaborare l’esperienza e curare le ferite, facendoci ritrovare la spinta per scrivere, giorno dopo giorno, il nostro contributo insostituibile. Una sorta di laboratorio che riporta in superficie, liberandolo dal peso devastante della sola razionalità utilitaristica, il significato profondo della responsabilità che abbraccia quanti dirigono il lavoro altrui, per ricercarne insieme il senso più umano e generativo. In che modo? Propongo un esercizio facile e alla portata di tutti che non ha bisogno di tecnologie particolari, non ci sono “app” da scaricare né “login” da effettuare. E’ un esercizio per rileggere le motivazioni che sostengono l’accountability nel lavoro imprenditoriale, manageriale e professionale. Una lettura per meditare il nostro impegno aiutandoci a governare la grande tentazione del disimpegno. La si può fare in solitudine, diventa più efficace però quando la condividiamo con altri. Diventa strumento di consapevolezza per non sottrarci alla fatica della responsabilità, per non lasciarsi andare alla tristezza e sfiducia quando si è punto di riferimento per autorità, carisma, competenze o altre circostanze.

Prenderci cura degli altri nel lavoro

Ecco dieci buone ragioni per farlo:

- perché “lavorare con e attraverso gli altri” è un privilegio che non tutti hanno, un dono ad alta fertilità

- per gratitudine verso chi mi fa crescere camminando insieme con me, non avendo avuto la possibilità di scegliermi

- per aiutare i miei collaboratori a dare un senso al loro lavoro, perchè ho sperimentato quanto sia dannoso per l'impresa avere persone che lavorano senza sapere ‘perche’

- per mettere in condizione quanti lavorano con me, quando ritornano a casa, di raccontare ai figli, senza vergogna o rimpianti, quello che fanno quando non stanno con loro

- per consentire a ciascuno di realizzare nel lavoro una parte dei loro progetti, aiutando chi non ne ha consapevolezza a scoprire vocazioni e talenti perché “ogni lavoratore è un creatore”

- per testimoniare ai più giovani la gioia che si prova quando si costruiscono progetti e si conseguono risultati insieme agli altri, incentivando comportamenti cooperativi e inclusivi

- per far sentire gli altri unici e il loro lavoro importante concorrendo “al progresso materiale o spirituale della società”

- perché sono consapevole dell’importanza che ha l’ambiente di lavoro come fonte di benessere per la persona e per le famiglie e che – per una parte – questo dipende da me

- per contribuire - prima come cittadino e poi come capo e leader - a rimuovere gli ostacoli che impediscono “il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori” all’organizzazione della società

- per riconoscere e promuovere “il diritto al lavoro” dei miei collaboratori e contribuire così a costruire “le condizioni che rendano effettivo questo diritto”.

L’elenco, per alcuni, risulterà incompleto. Per altri invece eccessivo. Sarebbe interessante poter continuare questo esercizio che ricerca le motivazioni del prendersi cura degli altri sul lavoro attraverso un people management lab: per aggiungere, togliere o integrare le ragioni del nostro impegno. Anche raccontando storie.

https://www.linkedin.com/pulse/prendersi-cura-dei-collaboratori-tante-ragioni-per-farlo-gabrielli?trk=v-feed&trk=v-feed 

Riferimenti

Arendt H., Lavoro, opera, azione, Ombre Corte, Verona, 1987

Gabrielli G., Post-it per ripensare il lavoro, Franco Angeli, Milano, 2012

Kreitner R., Kinicky A., Comportamento organizzativo, Apogeo, Milano 2013

Ulrich D., Ulrich W., Il perché del lavoro, Franco Angeli, Milano, 2012

Costituzione della Repubblica Italiana: Art. 3, si può leggere all’indirizzo http://www.quirinale.it/qrnw/statico/costituzione/pdf/Costituzione.pdf; Art. 4, si può leggere all’indirizzo http://www.quirinale.it/qrnw/statico/costituzione/pdf/Costituzione.pdf

“L’attimo fuggente” (1989), di Peter Weir. La sequenza ricordata nel testo può essere scaricata a questo indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=lyyVtohtgqE

Il consulente assicurativo convinto di poter continuare a fare il proprio lavoro come ha sempre fatto, sbaglia!

Ma è nel torto anche chi pensa che il consulente assicurativo è destinato ad estinguersi.

Tutti ci stiamo abituando ad avere una relazione sempre più profonda e più frequente con chi ci sta fornendo o potrebbe fornirci un servizio. Per questo motivo cerchiamo, nei modi che ci sono più congeniali, un contatto. Lo facciamo attraverso un sito web, un App, la pagina facebook, una telefonata o fissiamo un appuntamento con una persona in carne ed ossa.

L'utilizzo di varie modalità di contatto, a seconda delle esigenze o del momento in cui lo cerchiamo, rende il nostro comportamento multicanale.

Abbiamo molteplici relazioni, usufruiamo di tanti servizi, prodotti e siamo diventati tutti più “esigenti”: vogliamo poter disporre di quanto desideriamo in qualunque momento, in modo facile e veloce. 

Ed è per questo che così come è accaduto già in altri settori, anche per quello assicurativo, diventa importante e urgente riuscire ad dare risposte adeguate.

Si sta iniziando  a parlare di assicurazioni on demand, di smart contracts applicati alle polizze viaggio, ci sono hotel e ristoranti robotizzati ed ecco che fa capolino la prima agenzia assicurativa con il suo robot Roberto Siber, palestrato, calvo e con gli occhi blù, e così via.

Insomma tutto intorno a noi è in fermento e cambia velocemente, sempre con l'intento di essere più adeguati a quanto le persone desiderano. Eppure i più, tra i consulenti assicurativi, si lamentano perchè le polizze on line prendono piede, piuttosto che chiedersi come i propri clienti o potenziali tali stanno cambiando, cosa desiderano, quali timori hanno per il proprio futuro. 

In Struttura, abbiamo iniziato un percorso, che si ispira a valori in cui crediamo: il saper ascoltare, fare cultura e guidare.

Un piccolo esempio è questo blog e l'aver attivato pagine sui social più diffusi: facebook, twitter, linkedin e google+. Il tutto allo scopo di accogliere domande, suggerimenti, dare informazioni utili e per questo non necessariamente legate a nostre specifiche polizze. Crediamo che ognuno abbia il diritto di guardare al proprio futuro con tutta la serenità possibile ed è questo che ispira ogni nostra azione quotidiana.

Credete che possa esservi utile?

Mercoledì, 18 Maggio 2016 08:07

L’App “Allianz Controllo RCA”

Come verificare se un veicolo è assicurato? Allianz mette a disposizione un App, "Allianz Controllo RCA", facile e gratuita, in cui inserire semplicemente la targa per avere la risposta.

Da ottobre 2015 non è più obbligatorio, infatti, esporre il contrassegno assicurativo sul parabrezza dell’auto. In caso di incidente torna ovviamente utile sapere se l’altro veicolo è provvisto di assicurazione, in quanto diversamente, bisognerà rivolgersi, per il risarcimento dei danni subiti e senza colpa, al Fondo di Garanzia per le vittime della strada.

Sono circa 4 milioni le auto in circolazione sprovviste di assicurazione nonostante si rischi una multa che va dagli 848 ai 3.287 euro.

La RC Auto è obbligatoria perché il legislatore ha inteso, garantire il diritto al risarcimento della persona lesa, ma anche evitare gravi ripercussioni nella vita di chi dovesse essere chiamato ad un risarcimento che non potrebbe permettersi. Dunque sottoscriverla è un atto di responsabilità verso se stessi e la propria famiglia e non una tassa sull’auto come i più la percepiscono.

E allora come si spiegano queste 4 milioni di auto circolanti non assicurate?