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Ultimissime sul TFR: conversiamo?
Benvenuta e benvenuto!
Questo è un articolo forse un po’ atipico, rispetto a quello che in genere si è abituati a leggere. Perché lo scopo è quello semplicemente di “conversare” in modo facile e schietto, come se si fosse in famiglia o tra colleghi e amici, su un argomento “tosto”, uno di quelli che hanno una capacità innata di farsi odiare: il TFR e la tua pensione.
Tuttavia è dannoso non fermarsi e prendersi il tempo per riflettere e valutare. Quindi, parliamone!
Ma, prima di dire la tua, concedici di fare gli onori di casa e di iniziare. ;-)
Il TFR è una somma di denaro che ti sarà restituita a conclusione, per qualsiasi motivo, del tuo rapporto di lavoro. Nasce nel 1927 per tutelare il lavoratore in caso di licenziamento e, allora, non aveva alcun nesso con il tema pensioni. Ricordi? In quel periodo era in corso una grandissima crisi economica a livello mondiale e occorreva salvare le persone da un possibile baratro.
Alla fine degli anni ’90 il sistema pensionistico italiano cambia: da retributivo a contributivo. Con quale conseguenza pratica? Una per tutte che le pensioni sarebbero state molto più basse dello stipendio percepito in età lavorativa. Il tenore di vita degli italiani, futuri pensionati, era ed è, purtroppo, in pericolo!
Per dare una soluzione a questo problema, nel 2005, il sistema pensionistico cambia ancora: nascono le pensioni integrative.
Come si può facilmente intuire, è una seconda pensione che gli italiani potrebbero costruirsi e che si andrebbe ad aggiungere a quella dell’Inps, appunto, integrandola.
Ma come avrebbero potuto finanziarla? Di tasca propria? No, chi lo avesse voluto, a partire dal 2007, avrebbe potuto “investire” il TFR in fondi pensione di categoria o privati, per intenderci quest’ultimi, sono quelli che propongono banche e compagnie assicuratrici.
Nel 2007 fu proposto ai lavoratori dipendenti, infatti, di scegliere tra lasciarlo in azienda o destinarlo a fondi pensioni collettivi, aperti o individuali.
Non furono in tanti ad optare per i fondi pensione e forse è per questo che il Governo sta valutando, per il prossimo anno, nella legge di stabilità, di obbligare i lavoratori dipendenti a versare almeno una parte in fondi pensione e piani individuali.
Ora iniziamo la conversazione!
Tu, nel 2007, per cosa hai optato e perché? Come valuti questa proposta del Governo?
Che la conversazione abbia inizio! Commenta l’articolo per partecipare e farti ascoltare.
TFR meglio lasciarlo in azienda?
Una cosa certa è che le pensioni saranno nettamente inferiori all’ultima retribuzione percepita.
Pertanto al lavoratore dipendende spetta decidere come comportarsi. Il Decreto Legislativo n.252 del 2005 stabilisce la strada percorribile, istituendo la previdenza complementare e indica quali sono le modalità per costruirsi concretamente una pensione, che quando sarà il momento, si andrà ad aggiungere a quella obbligatoria.
Nell'allegato (link in basso) viene approfondito il caso di un lavoratore dipendente privato, mettendo a confronto la scelta di lasciare il TFR in azienda, con quella di farlo confluire in un fondo pensione o in un piano pensionistico individuale (PIP).
Gli aspetti analizzati riguardano i casi di anticipazioni, i rendimenti ottenibili, le detrazioni fiscali che spettano e cosa accade in caso di disoccupazione e mobilità.
Buona lettura!